XXXII domenica tempo ordinario- anno B

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore

Continui ad entrare nel nostro “tempio”, Signore Gesù, invitandoci a star in guardia dallo “stile degli scribi”. Quello stile che, a ben vedere, non è estraneo neppure al nostro amor proprio; quello che cerca il compiacimento dell’apparire, del sembrare, piuttosto che perseguire la sostanza dell’essere innanzi a te.
Non piacciono forse anche a noi i saluti nelle piazze, i primi posti nelle adunanze (laiche o religiose che siano)? Non ci piace essere ammirati dagli uomini?
Forse siamo troppo orgogliosi per ammetterlo ma, dinanzi a te, dobbiamo calare la maschera. Non possiamo sostenere la verità del tuo sguardo.
Siamo poveri discepoli, Signore!
Siamo cosa tutt’altro che simile alla vedova povera che certo non era una “povera vedova”. Ella era assai “ricca” pur nella sua condizione d’indigenza; noi poveri seppur nell’opulenza.
Cosa ci rende ricchi davanti a te, Signore? L’abbondanza del nostro stato sociale o la totalità della nostra generosità senza riserve o condizioni? Certamente per le logiche del mondo conta il primo stato, ma non per te.
Ricco è colui che dona tutto ciò che possiede, tutto se stesso, sebbene possa sembrare poca cosa; due spiccioli, un quattrino.
Quanta insoddisfazione per gli spiccioli che non abbiamo, invece che goderne nella consapevolezza che sono il “tutto” che possiamo donare. Per quel poco che non abbiamo, perdiamo il molto che ci è offerto con la possibilità d’esser dono. Perdonaci, Signore!
Lungo il corso di quest’anno liturgico ci siamo affannati ad inseguire quello che avremmo voluto avere piuttosto che rallegrarci del tanto che potevamo ottenere col donare generoso e gratuito.
Oggi, Cristo Gesù, ti siedi dinanzi al tesoro che siamo noi, nel sacrario del tempio che è la nostra coscienza, e osservi.
Cosa vi abbiamo gettato dentro? In cosa ci siamo “tuffati” con tutto noi stessi? Per cosa abbiamo investito tempo e fatica? Abbiamo investito l’essenziale o solo il superfluo?
Non conta certo la quantità, ma la qualità del nostro dare; la fiducia incommensurabile del giocarsi tutto.
E come si può, Signore?
Solo l’Amore porta a fidarsi così, ad investire in un’apparente perdita, a donare senza misurare o lesinare ciò che si dona…proprio come la vedova povera; proprio come te, o Maestro, che ti sei donato senza riserve per noi, giusto per gli ingiusti, Santo per i peccatori.
Un darti, il tuo, che ha attraversato il santuario dei Cieli, una volta per tutte (cfr. Eb 9,24-28).
Intercedi per noi, Signore, presso il Padre tuo e nostro e chiedi pure per noi quella generosità che “genera” vita nuova, come la vedova di Zerepta di Sidone col profeta Elia (cfr. 1Re 17,10-16); come la vedova povera al tempio. Quella generosità che “genera” vita eterna, come il tuo sacrificio incondizionato sull’altare della croce.
Donaci il tuo Spirito, Gesù, che dilati il nostro cuore, cosicché voglia riempirsi con lo svuotarsi per amor dell’Amor tuo.

Amen