XXXI domenica tempo ordinario- anno B

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore

“Ascolta, Israele, il Signore è nostro Dio”, questo l’incipit dello Shemà che oggi ci poni dinanzi, Signore Gesù!
L’anno liturgico volge al termine, o meglio al compimento e tu ci fai soffermare sull’ascolto.
Ascoltare non è semplicemente sentire; quante cose abbiamo sentito lungo il trascorrere del tempo.
Ascoltare è “udire con attenzione”, lasciare che quanto udito entri “dentro” noi e vi trovi spazio. Quello spazio che necessita del silenzio. Ed il silenzio, non è un mero tacere, oppure l’intercorrere del tempo che precede il nostro poter parlare in una conversazione. Il silenzio è il terreno nel quale, quanto ritenuto degno di essere ascoltato, può mettere radice. Abbiamo fatto silenzio, Signore? Abbiamo creato le condizioni per far spazio, a te come agli altri? Abbiamo veramente ascoltato, Dio e il prossimo?
Non lo so, Signore.
Se davvero lo avessimo fatto potremmo, potrei, dire di aver amato un poco di più, un poco meglio.
Infatti cosa segue l’ascolto? La possibilità di amare quanto accolto in noi.
“Ascolta, Israele…amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, e con tutta la tua forza…e il prossimo tuo come te stesso”.
Se si ascolta si ama perché l’amore è accoglienza, è attenzione.
Se siamo così pieni di noi stessi al punto che niente e nessuno trova spazio in noi, come potremmo amare? In fondo non ameremmo veramente neppure noi stessi perché l’amore esige l’alterità dell’altro.
Perdonaci, Signore, i nostri narcisismi egocentrici derivanti dal non ascoltare ma dal pretendere di essere solo ascoltati. Ascoltati per le nostre esigenze, le aspettative, le attese piuttosto che metterci in gioco nel donare ciò che vorremmo ricevere; l’amore si ha se lo si dona. Che strana logica!
Aiutaci a fare silenzio, Signore, ad imparare l’arte di ascoltare – anche la verità profonda che è in noi, inconfessabile o meno che sia -, perché sappiamo amare un po’ di più, un poco meglio.
Donaci, pertanto, di ascoltare col cuore per entrare in empatia; ascoltare con l’anima per dischiudersi alla grazia; ascoltare con la mente per comprendere ed essere in sintonia; ascoltare con la forza per vivere in koinonia.
Amare te e il prossimo “con tutto il cuore”, ovvero con la volontà di fare tutto quanto dobbiamo compiere; “con tutta l’anima” perché solo essa può liberarci dall’immanenza dell’amare con la trascendenza dell’essere nell’amore.
Amare te e il prossimo “con tutta la mente”, ossia con la capacità dell’accogliere l’altro – Dio o fratello che sia – per quello che è e non per quello che vorremmo fosse; “con tutta la forza” perché amare esige impegno, fatica, diremmo “sacrificio”, nel superare se stessi, e non appena sentimentalismo.
Signore Gesù, dacci di comprendere che, pur avendo fatto tutto questo, non saremmo ancor altro che “non lontani dal Regno”. Per esservi dentro, infatti, dobbiamo seguirti sulla via che valica l’invalicabile con le nostre povere forze: saper amare come tu hai amato il Padre e noi, ossia più di te stesso!
Statuto del Regno è avere quell’amore “più grande” che fa donare la propria vita per chi si ama (Gv 15,13).
Per questo, Signore, apri la mente, plasma il cuore, eleva l’anima e infondi forza perché ascoltato il tuo amore sappiamo “dirlo” con una vita donata.

Amen