Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore
Ascoltare l’oracolo del profeta Isaia (53,10-11) sul “servo sofferente”, Cristo Gesù, ci crea ancor oggi una sorta d’imbarazzo, d’inquietudine, per noi che troppo spesso cerchiamo l’affermazione personale, il quieto vivere, il successo delle nostre imprese. Perché mai al Padre è “piaciuto prostrarti con dolori, saggiarti nell’intimo tormento”, tu il Signore, il Figlio amato? Perché, o Maestro?
Parole dure da comprendere e ancor più da accogliere, digerire, far nostre e perseguire pure noi, tuoi discepoli!
Solo alla luce del mistero pasquale possiamo riceverle, lasciando che rischiarino di senso l’imperscrutabile realtà della croce.
Solo lasciandoci condurre dalle parole della lettera agli ebrei (4,14-16), troviamo un senso al non senso del dolore e della morte.
Perché il Padre ti ha “prostrato nei dolori”, dunque? Perché tu potessi essere “nostro capo”, nostro sommo sacerdote, proprio in virtù dell’aver “preso parte alle nostre debolezze”, solidale in tutto – tranne il peccato – alla nostra condizione di creature fragili, caduche. Perché potessimo avvicinarci senza paura al “trono della grazia”, che è la croce, per trovare compassione e misericordia!
Sei nostro capo proprio perché non ti sei innalzato, facendoti servire, ma ti sei lasciato umiliare per servirci col dono di te. Quale abisso tra te e i “capi delle nazioni”, o Maestro; quale sconcertante e imbarazzante paragone tra la tua vita di servizio e il servirsi della vita che connota, quest’ultima, i nostri rapporti strumentali e strumentalizzati. Quante volte non sappiamo essere liberi, genuini, schietti e, per questo, gratuiti nel nostro modo di essere e di fare; quanti secondi fini; quanta competizione e, di conseguenza, dissidi e indignazione; quanta presunzione nel voler persino che sia tu a farci quello che “vogliano” e non ciò che necessitiamo.
“Tra voi non è così”, dichiari perentorio!
Se tu, il Maestro e Signore, ti sei fatto servo per Amore, cosa non dovremmo fare noi gli uni per gli altri? Se tu hai partecipato della nostra esperienza, finanche nel dolore e nella morte, come potremmo non farci partecipi del vissuto altrui, condividendone gioie e dolori?
Donaci l’ardire pertanto, o Gesù, di voler “bere del tuo calice e vivere del tuo battesimo” accostandoci al trono della tua gloria e ricusando i nostri “troni” fatti di orgoglio e vanagloria. Solo così saremo uomini e donne nuovi a cui gli altri potranno, a loro volta, accostarsi con fiducia, e senza paura, per trovare grazia, consolazione e aiuto a tempo opportuno. Con te, saremo certamente ultimi per il mondo, ma primi e grandi dinanzi al Padre!
Aiutaci a volerlo, fortificaci nel perseguirlo, sostienici nel compierlo, proprio con la Grazia che scaturisce dalla tua croce: trono che tutto eleva al Cielo, col tuo abbassarti estremo per tutti abbracciare nell’Amore.
Amen