Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore
Quante volte, Signore, vogliamo sentirci così tanto protagonisti da illuderci che siamo stati noi a voler essere tuoi discepoli, tuoi amici. Ma non è così!
Tu hai scelto noi.
Tu ci hai costituiti per portare frutto.
Tu hai fatto di noi i tuoi amici, piuttosto che servi.
Tu rendi efficace la nostra preghiera al Padre, facendoci conoscere le profondità del Suo amore per noi.
Tu lo hai compiuto e lo hai realizzato dando la tua vita non solo per noi ma “a noi”. La vita di Dio che è l’amare, poiché “Dio è amore” (cfr. 1Gv 4,7-10).
A noi cosa resta?
Saper “rimanere” in questo amore attraverso la comunione con chi ci vive accanto. Infatti perdurare, rimanere, esige l’osservare i tuoi comandamenti, ovvero amarci gli uni gli altri come tu ci hai amati.
Ineluttabilità dell’amore che rimane in noi se noi lo diamo, lo condividiamo, lo effondiamo sugli altri a prezzo della nostra stessa vita, senza preclusione o distinzione di persone.
Sarà forse per questo che non stupisce ascoltare quanto accaduto a Pietro e Cornelio (cfr. At10,25-27.34-35.44-48): lo Spirito viene dall’alto a prescindere dalla volontà di Pietro, ma non accade prima che Pietro abbia rimosso le proprie convinzioni.
Quante volte, Signore, le nostre idee, le convinzioni, i partiti presi, non solo sono di ostacolo al nostro raggiungere gli altri ma anche ostacolo al fruire della grazia divina attraverso noi. Non solo non amiamo ma, non amando, non permettiamo neppure che il tuo amore raggiunga gli altri; li raggiunga proprio attraverso noi che hai scelto e costituito per portare la fiamma del tuo amore, il calore del tuo Spirito.
Donaci allora, Signore Gesù, di non essere mai “diga” che argina l’amore ma fiume in piena che straripa di Grazia, di Spirito santo, d’Amore per tutti quelli che porrai sul nostro cammino.
E, perché questo accada, dacci sempre l’umiltà di Pietro che non sovrasta Cornelio ma, prendendolo per mano, lo solleva, riconoscendosi un semplice strumento e non l’origine del dono di Dio. Rendici uomini con gli uomini; amici tuoi ma servi di ognuno, a immagine tua che sei venuto non per essere servito ma per servire e dare la vita. Figli del Padre e, pertanto, fratelli tutti. Umili che innalzano e mai umiliano; amati che, innamorati, non sanno far altro che amare. Porteremo frutti di gioia per la vita che non tramonta.
Amen