Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
Come la fai semplice, Signore, col tuo dirci che siamo tutti fratelli!
Ma i fratelli non si scelgono, capitano; gli amici possiamo sceglierli! Sarebbe stato meglio, allora, se ci avessi detto di vivere come amici, avremmo potuto aver margine di manovra per il nostro “io”, con le sue eccellenze, assonanze, empatie, discriminanze.
Invece no: fratelli…e fratelli nel riconoscersi figli dell’unico Padre, senza volerne usurpare il posto con la nostra autoreferenzialità, spesso esondante.
Quanto spesso – anche coi nostri fratelli secondo la carne – ci riteniamo migliori, superiori, più meritevoli di loro, figuriamoci coi fratelli secondo lo Spirito che ci hai dato. Quante volte vorremmo poter cambiare “famiglia” o comunità – quando qualcosa non ci aggrada – piuttosto che cambiare noi stessi per migliorare entrambe. Incarnarsi nella realtà piuttosto che inseguire la idealità, se non la velleità di un sogno, non è semplice. E spesso proviamo la frustrante frizione tra fantasia e realtà, voglia di fuga e volontà di rinnovamento.
Quanto è vero nella famiglia umana tanto quanto in quella cristiana; ma questa è la sfida coraggiosa a cui ci chiami per dischiudere – con le chiavi di “Mosè” – l’accesso a quel regno dove “insegna” la credibilità della vita.
Quella credibilità che rende efficace l’autorità, esercitata come autorevolezza, piuttosto che esibire una autorità derivante da un “potere” titolato. La credibilità del fare che autentica le dichiarazioni fatte. Tutti la esigiamo da chi dovrebbe essere punto di riferimento, nella società quanto nella Chiesa; anzi ne facciamo spesso un criterio di critica – se non di giudizio addirittura – per gli altri, ma ipocritamente siamo pronti a farci tutti gli “sconti” del caso quando dovremmo esigerla da noi stessi.
Come potremo fare tutto questo, Signore Gesù?
Oggi non solo denunci la malattia del nostro cuore, ma offri anche la medicina, il rimedio: l’umiltà!
La consapevolezza che quanto ci viene dato e riconosciuto, lo è perché ne facciamo un dono con l’essere a servizio.
Perdonaci, Signore, e rendici capaci di parlare con l’eloquenza delle opere, piuttosto che con la sfrontatezza delle parole; rendi le nostre mani capaci di sollevare chi è gravato, piuttosto che gravare ulteriormente chi è affaticato dai fardelli della vita.
Rendici coscienti che potremo essere riferimento per gli altri solo nella misura in cui continuiamo, costantemente, a riferirci a te – nostro unico Maestro e Guida -, ritenendoci sempre e soltanto discepoli…e discepoli che non credono di potersi o doversi sostituire a te.
Rendici così appassionati del vangelo che la nostra passione siano gli uomini e donne che poni sul nostro cammino, a tal punto da voler dar loro la nostra stessa vita. Una vita, la nostra, che non sia più altro dal Vangelo, bensì luogo della sua incarnazione. Questo farà di noi dei testimoni e non dei maestri, dei fratelli di tutti e non padri – o peggio, padroni – l di nessuno.
Lo Spirito ci plasmi a tua immagine, Cristo Gesù, cosicché, abbassandoci con te nel servire, possiamo essere innalzati alla gloria futura.
Amen