Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.
“Signore, amante della vita”!
Che sublime appellativo ha trovato l’autore del libro della Sapienza e quanto più potremmo dire noi, nella pienezza della rivelazione, per quanto ci hai manifestato tu, Signore Gesù.
E se Sant’Agostino scrisse che siamo fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te, quanta nostalgia trasuda – leggendo il testo odierno (Sap 11,22-12,2) – da parte tua, Signore, per tutte le cose che hai creato.
Ciò nonostante dimentichiamo facilmente che “tutto il mondo davanti a te – Signore – è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra” e continuiamo ad accumulare granelli di polvere credendo ci facciano ricchi, vogliamo dissetarci di gocce di rugiada piuttosto che abbeverarci alla sorgente.
Questo è il vero nostro peccato: scambiare l’amore con surrogati inconsistenti.
Il “tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose” ma noi, troppo spesso, non ascoltiamo la sua voce, non assecondiamo la nostalgia di Dio che istilla in noi, non vediamo e non gustiamo l’amore tuo per noi.
Ecco perché, Signore, sei voluto scendere dal Cielo e percorrere le nostre strade; per non guardarci dall’alto in basso: i nostri occhi bassi non avrebbero mai intercettato i tuoi. Per continuare, come con Zaccheo, ad alzare il tuo sguardo e scorgerci nascosti fra i grovigli delle nostre paure, tra le folte selve delle nostre vergogne, molto più intricate della chioma di un sicomoro.
Alza lo sguardo tu, o Maestro, perché il nostro resta sempre troppo basso e troppo spesso intento a cercarti tra la polvere della terra se non, addirittura, a non cercarti affatto.
Alza lo sguardo, incrocia il nostro, e facci scendere dalle nostre presunzioni di bastare a noi stessi, dai nostri “arrampicamenti sociali”, lasciando echeggiare nell’animo nostro la voce del tuo Spirito che riaccenda la nostalgia di Dio.
Alza lo sguardo e facci sentire che sei venuto a cercare ciascuno di noi, a cercare proprio “me”, perché tu sei il Signore amante della vita che nulla vuoi perdere di quanto hai creato.
Alza lo sguardo e chiedici di entrare – sebbene tu non debba nulla chiedere, poiché tutto ti appartiene – perché possiamo entrare noi nella gratuità dell’amore che tutto ricrea, poiché in esso fummo chiamati all’esistenza.
Scopriremo la bellezza dell’essere amati per quel che siamo, sebbene possano essere divenute riprovevoli le nostre azioni, e in questa gratuità sapremo gustare la bellezza del gratuitamente amare gli altri. Gratuitamente avremo ricevuto e gratuitamente doneremo; non per un dovere morale né per un impegno volontaristico ma, semplicemente, perché non sapremo fare altrimenti. L’amore sgorgherà da se stesso, per se stesso, “ex abundantia cordis”, proprio come avvenne per Zaccheo.
Fermati a casa nostra, entraci dentro, e – messa da parte ogni malizia, credendo in te, Signore (cfr Sap 12,2) – potremo riprendere con te il cammino dell’amore, il cammino verso Gerusalemme, verso il Cielo.
Saremo testimoni di questo miracolo, cosicché sia degna la chiamata che – senza nulla chiedere e tutto dando – ci hai rivolto e, con la tua potenza, si compia ogni nostro proposito di bene e l’opera della vostra fede (cfr. 2Tss 1,11).
Donaci, o Maestro, di te vivere, in te credere, con te sperare, per te amare!
Amen