XXX domenica del tempo ordinario – anno B

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.

Siamo ciechi, Signore; siamo ciechi, sì, e troppo spesso con pa presunzione di vederci bene.
Ti seguiamo, discepoli odierni come quelli di ieri, ma non vediamo dove siamo diretti e, allora, vogliamo altre cose da quelle che tu ci proponi: vogliamo la fama, la gloria, il potere…e siamo pronti a “discutere” tra noi pur di ottenerne se, non peggio, ad “eliminare” chi si frappone ai mostri obiettivi, fosse pure Dio stesso!
Non vediamo, ma crediamo di vedere. E, troppo spesso, ignari di quel che siamo, restiamo ai crocicchi della vita a “mendicare” attenzione, compassione, qualche spicciolo di benevolenza. Siamo scartati che scartano gli altri. Siamo immobili, incapaci di andare avanti sulla strada della vita, pur affannandoci a voler correre chissà dove rendendo frenetico un tempo che non ci conduce da nessuna parte…
Ecco, invece, che un cieco ci svela cosa dovremmo essere: ascoltatori!
Non vediamo, ma se continuiamo ad ascoltare abbiamo ancora una speranza.
Il cieco di Gerico non vede ma sente che stai passando; sente che c’è un’opportunità di svolta; sente quanto non dovrebbe mai sentire chi vorrebbe incontrarti – le mormorazioni di coloro che ti seguono non seguendoti veramente -; sente di non potersi e doversi arrendere; sente che Dio c’è nel suo dolore, lo attraversa, pur non potendo vederlo; sente e per questo parla, non a vanvera come i discepoli che discutevano su chi fosse il più grande, il più potente tra loro; sente e, quando il brusio di chi sparla vorrebbe farlo tacere, grida più forte!
Che questa vita non vivente, Signore, non abbia mai a toglierci la possibilità di ascoltare, dopo esserci obnubilati la vista.
Che niente e nessuno possano toglierci la possibilità di ascoltare: ascoltarci, nelle nostre domande profonde, così da ascoltarTi, nell’autenticità dell’essere tu la risposta alla nostra fame e sete di senso.
Che nulla possa impedirci di gridarti il nostro straziante bisogno di te, Signore, neppure l’esistenza che stiamo tristemente conducendo ai crocicchi della vita stessa.
Sì, o Maestro, perché oggi, Bartimeo, ci rivela che sebbene mendicanti ciechi non dobbiamo e non possiamo perdere la speranza di recuperate la vista, di poterci rialzare, di riprendere il cammino, di seguirti fino in fondo a “Gerusalemme”, la nostra Gerusalemme, quella nella quale poter dare la vita.
Sì perché Bartimeo, cieco, ha potuto vedere, grazie a te, che il segreto della vita sta non nel mendicare ma nel donare, e lo ha scelto cominciando a seguirti.
Salvaci dall’essere discepoli che ti seguono non vedendo questa verità: nell’ora della prova ti abbandoneremo noi pure, come quelli di allora, perdendo noi stessi.
Salvaci dall’essere discepoli ciechi che, per le loro cecità, impediscono a coloro che vorrebbero vedere di poterti incontrare. Ciechi che fanno muro alla luce con le loro tenebre, piuttosto che offrire le proprie tenebre affinché vi rifulga la luce.
E da ultimo, ma non per ultimo, salvaci dall’arrenderci allo smarrimento che la solitudine può generare in noi…
Sì, o Maestro, perché mentre uscivi da Gerico per andare a Gerusalemme a dare la vita per noi, tu pure dovesti sentire la solitudine di coloro che ti venivano dietro pur non seguendoti nella via che stavi percorrendo; tu pure dovesti provare la fragilità del sentire il fallimento della propria missione; tu pure dovesti vedere di non vedere come sarebbe andata a finire, pur essendo determinato a percorrere fino in fondo la via del Padre. Eppure, questo cieco, restituisce anche a te la fiducia che nulla è perduto, che nulla è vano, se “qualcuno” – magari il più inatteso – è pronto a cercare di vedere davvero, è pronto a farsi amare per amare sul serio.
Donaci, Signore, questa luce interiore per non scoraggiarci mai e, non scoraggiandoci, avere la forza per alzarci sempre e, alzandoci, camminare nella strada su cui ci chiami.

Amen