Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore.
Quanta fede dovevano avere quei dieci lebbrosi per sfidare il divieto di avvicinarsi al villaggio – perché ritenuti possibili untori -, pena l’essere lapidati? Quale fede dovevano possedere per mettersi in cammino verso i sacerdoti – chiamati a ratificare la riammissione nella comunità -, prima ancora che fossero purificati, in forza della sola fiducia che quanto Gesù diceva sarebbe avvenuto?
Eppure, nonostante una simile fede, tutti furono guariti ma uno solo salvato.
Cosa gli era mancato? Cosa potrebbe mancare alla nostra fede, Signore, tanto da ottenere sublimi miracoli ma non farci pervenire alla salvezza?
La gratitudine!
Si, perché la fede può ottenere pure grandi doni, ma i doni scaturiscono dal tuo amore per noi. La gratitudine viene dal nostro amore per te, Signore. La fede può ottenere, la gratitudine può riconsegnare al tuo cuore il dono ricevuto e fruttificato in noi. Il dono nasce da te; la gratitudine nasce in noi. E solo in questo incontro, in questa relazione – che ci riconduce a te – si giunge alla salvezza.
Se grande è la fede, che ci può far chiedere il necessario per la nostra vita, tanto più grande dev’essere il “rendimento di grazie”, che dovrebbe scaturire dal nostro amarti così come ci sentiamo amati.
Giungeremmo persino a quella perfetta letizia che Francesco d’Assisi ha testimoniato, insegnando a dire “grazie”, sempre e comunque, in ogni circostanza.
Donaci, Signore, questa perfetta letizia che si coniuga con la gratitudine, che compendia la fede, facendoci approdare alla salvezza della relazione piena e duratura con te.
E, affinché questo possa realizzarsi, donaci la virtù della “memoria”. Quella a cui San Paolo esorta oggi Timoteo, dicendogli di “ricordarsi di te”, morto e risorto: vero e sufficiente motivo per vivere in continuo rendimento di grazie!
Infatti, seppur ci ricordiamo di dire grazie al Padre per tanti suoi doni – per quanto materiali o spirituali possano essere -, quanto ci ricordiamo di ringraziarlo per la tua morte e resurrezione, senza la quale tutti gli altri doni sarebbero meramente corruttibili?
Quanto facciamo della nostra vita una “eucarestia” vera, oltre che celebrare ogni giorno la tua sull’altare?
Donaci, Signore, la grazia dello Spirito cosicché possiamo imparare a ringraziare del tanto che riceviamo in te, piuttosto che lamentarci del poco che potremmo non avere.
Donaci di saper vivere quella fede che trasforma una vita, spesso gravata, in una esistenza grata. Sarà gioia piena nel presente e salvezza eterna per il futuro.
Amen