Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Parola del Signore
“Le tue vie non sono le nostre vie e i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri” (cfr. Is 55,6-9) Signore, come negarlo?
Come negarlo davanti ai fatti della storia, piccola o grande, che ci interpella, specie quando il tuo agire appare silenzioso, occulto, persino oscuro e incomprensibile nel lasciarci, apparentemente, in balia dell’arroganza del male?
Come non ammetterlo davanti a questa pagina del vangelo in cui chiaro appare il tuo agire ma è diametralmente opposto anche al nostro solo modo di pensare?
Eppure l’incipit del profeta – prima ancora di questa innegabile evidenza – ci invita a “cercarti mentre ti fai trovare; invocarti mentre ci sei vicino”. Come a ricordarci che nonostante questa abissale distanza, è proprio in essa che possiamo colmarla col cercarti. Cercarti, cercando le coordinate dell’agire divino che non sono secondo una giustizia retributiva ma oblativa, gratuita, generosa, munifica.
Cercarti, sentendo che per noi pure, come per Paolo, “vivere è Cristo”: amore oblativo, incondizionato, incommensurabile che non lesina nel dare credito oltre il merito. Infatti chi ama non calcola ciò che dona. Al contrario, chi non ama, non fa che calcolare e tener conto scrupolosamente del corrispettivo investito o meritato. Chi non ama, specula e, speculando, sperpera persino la soddisfazione di quanto conseguito con tanta fatica. Chi non ama guarda a se stesso e non alla bellezza di quanto significa per te, che l’hai chiamato a collaborare alla diffusione dell’Amore fin da sorgere del suo giorno. Chi non ama si preoccupa di se stesso e non si cura della sofferenza altrui, di coloro che non hanno trovato nessuno che l’impegnasse. Quante storie di vita, quanta sofferta perdita di dignità, quale frustrazione nel sentirsi senza scopo e senza senso, dietro quell’affermazione: “nessuno ci ha presi a giornata”. Ma la cupidigia del calcolatore, il cinismo di chi non ama, non possono rendersene conto. Chi non ama non gode della felicità altrui, magari condividendola.
Salvaci, Signore Gesù, da cotanta grettezza che non solo ci relega lontano dal modo di agire e di pensare del Cielo ma ci schiaccia a terra, se non sotto terra come i morti da gran tempo.
Liberaci dall’invidia malsana che rende lo sguardo incapace di gioire delle gioie altrui, pensando che siano lesive della nostra…
Quanto clamore, pettegolezzo e maldicenza, produce l’invidia, specie quando è gratuita e ingiustamente generata per la generosità del donarsi altrui. Quante volte ci capita che invece di desiderare di emulare chi fa del bene, siamo tentati di offuscarlo, minimizzarlo, o screditarlo per non scomodare noi stessi. In fondo non avremmo voluto fare o non lo vorremmo ancora, pure noi con te, quando non accettiamo la tua verità, le tue vie, i tuoi pensieri?
Perdonaci, Cristo Gesù, e insegnaci ad essere generosi come te, gratuiti nel donare senza misura.
Rendici consapevoli che fortuna più grande non ci poteva capitare dall’essere stati chiamati a vivere lavorando per te o, meglio ancora, a lavorare vivendo per te, Amore incommensurabile.
Nell’Amore, “giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo” (cfr. Sal 84,11-12), cosicché ogni distanza distanza, tra te e noi, sia colmata nell’amare.
Amen