Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Parola del Signore.
Di molte cose accade spesso, nel corso della vita, di dubitare; di molte altre ci è difficile fare esperienza; ma, certamente, a tutti accade prima o poi di “sentirsi cadere le braccia”.
Può accadere per molte cose, situazioni o persone che incontriamo, ma sicuramente accade quando la forza ci viene meno per l’imperversare del male o per l’ingiustizia che impera attorno tanto quanto dentro noi stessi.
Fu l’occasione nella quale ebbe a trovarsi lo stesso Mosé sul monte quando – alzate le mani al cielo nell’intercedere presso di te, o Dio – per il trascorrere di tutto il giorno mise alla prova la sua resistenza nel perseverare (cfr. Es 17,8-13). Il prolungarsi del tempo nel conseguire la vittoria, lo fiaccò a tal punto che solo la prossimità di Aronne e Cur poterono sostenerlo.
Com’è vero, Signore: ci sono momenti nei quali solo la vicinanza di qualche persona a noi “prossima” – nello spirito, prima ancora che nel fisico – possono darci la forza per perseverare, il sostegno per non perderci d’animo, l’aiuto necessario per non venir meno a causa della caducità del nostro esser uomini fragili. Allora l’amicizia, la fraternità, la condivisione degli obiettivi, la solidarietà diventano “puntelli” imprescindibili perché non abbiano a caderci le braccia davanti alle alterne sorti della nostra battaglia per la vittoria del bene sul male. Da soli pare proprio che non possiamo farcela. E come potremmo se siamo fatti a immagine e somiglianza dell’amore? E quale bene può essere non solo vincente ma anche autentico senza l’essere condiviso nell’amare?
Non è possibile!
Eppure, Signore, tu ci insegni che non solo nella fraternità si trova la forza per perseverare ma pure nella fiducia che la nostra voce – spesso gridata fino al cielo – non resta inascoltata; che prima o poi, Dio, farà giustizia per i suoi eletti che gridano a lui notte e giorno. Infatti vi sono momenti che, proprio per ingiustizie subite, si potrebbe finire anche per restar soli. E allora che fare, mentre le braccia cadono a terra? Occorre “gridare”, con ogni pur piccolo alito del nostro spirito, fino a te. Gridare con quella forza che non si ha più nelle “braccia” – tanto che vorremmo desistere e lasciar stare, perché sappiamo che è inutile, che le cose vanno a finire così in questo nostro mondo iniquo – ma possiamo attingere dalla fiducia che non viene meno la tua fedeltà lungo la notte della prova e del dolore. La forza non viene da noi ma dal credere in te. A noi, solo il compito di custodire la fede con la perseveranza e la pazienza di credere che la giustizia verrà, sperando contro ogni speranza contraria.
Donaci allora, o Maestro, di non trovarci mai soli nella battaglia, sapendo non abbandonare mai nessuno nella propria; avremo compagni, amici e fratelli che ci sosterranno nell’ora della prova, avendo sperimentato la nostra prossimità nell’ora loro.
Concedi, al contempo, di credere nella tua prossimità, sia nel tempo della fraternità come in quello della solitudine, perché non venga meno la nostra fiducia in te e nell’agire divino – coi suoi tempi e le sue logiche eterne – perché la giustizia trionfi sull’iniqua giustizia del mondo. Perseverando come fratelli solidali tanto quanto figli pazienti che perseverano pur nell’afflizione, vedremo che non è inattesa la nostra speranza né mal riposta la nostra fiducia.
Avremo vissuto rimanendo saldi in quello che abbiamo imparato e che crediamo fermamente (cfr. 2Tim 3,14).
Dacci, o Signore, questa fede e insegnaci a custodirla vivendola: siamo certi che la troverai quando verrai al compimento del nostro tempo, come alla fine dei tempi.
Amen