XXII domenica del tempo ordinario – anno A

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Parola del Signore

“Mi hai sedotto, Signore, ed io mi sono lasciato sedurre…”. Quanta sensualità e passione in queste parole di Geremia, Signore, quasi a sottolineare un rapporto “carnale” con te; parole che rivelano come la chiamata, la sequela, non sia semplicemente un lavoro, una “professione” o un mestiere da addetti ai lavori ma un vero è proprio amore che fa girare la testa, che “se-duce”, ovvero attira a sé.
Tu, Signore, ci seduci col fuoco incontenibile del tuo Amore che ci attira a sé ma che, per divampare, ha bisogno della nostra libertà, del nostro volerci lasciare attrarre da te, sedurre. Gioco amoroso delle parti dove non basta che l’uno prenda l’iniziativa, ma occorre che sia corrisposta.
Eppure c’é anche un averci “fatto violenza” che ha prevalso!
Com’è possibile?
Di cosa si tratta se amore e libertà vanno di pari passo?
Questa violenza incruenta solo il tuo Amore può compierla perché solo in te l’amore è inequivocabilmente l’Amore, ovvero dono e non possesso; violenza del convincerci a donare tutto, pure a scapito di noi stessi, e non predominio sull’altro. È una violenza d’amore che pre-vale; che fa valere prima la forza della sua realtà, sulle nostre misere ragioni fatte di se, ma, forse e però.
Quante volte vorremmo ricondurre l’amare al nostro modo, spesso secondo gli uomini – gretti ed egoisti a causa del peccato d’origine, che è l’orgoglio -, piuttosto che venire “dietro a te”, Signore, per imparare ad amare secondo Dio.
Vorremmo amare ed essere amati come piace a noi invece che come piace a te, secondo la natura autentica dell’Amore.
Cosi – quando la nostra vocazione e missione di portare questo fuoco divino fra gli uomini esige la responsabilità dell’amare, con quanto esso comporta – vorremmo fuggire come Geremia o, peggio, come Pietro convincere ed insegnare persino a te come si dovrebbe fare.
“Dio ci scampi e ti scampi dall’amare fino al sacrificio di se stessi” – ci è connaturale. Perché l’amare deve essere sempre a misura di noi, piccoli uomini, e mai portarci oltre nella misura “divina” del darsi tutto per chi s’ama e si vuole conquistare all’Amore. Ecco il nostro esserti di “scandalo” nel modo di ragionare.
Perché andare a Gerusalemme? Perché non restare nel plauso del successo o nella gloria circonfusa del Tabor?
Perché senza il Golgota l’amore non è Amore vero e l’amare resta un effimero possedere, non un reale darsi!
Come sarebbe bello se, contemplando la tua croce, sentissimo trafiggerci il cuore e rapire l’anima al pensiero: “fino a questo punto mi hai amato! Fino ad annullare te stesso per me!”
Come sarebbe bello se sentissimo la suadente attrazione di questo mistero d’amore che chiama all’imitazione di te, Signore!
Invece troppo spesso vorremmo “tirarti in disparte” e convincerti del contrario, quasi volessimo salvarti, e soprattutto salvare noi stessi.
E perché tutto questo?
Perché abbiamo paura d’amare!
Vorremmo evitarci le cicatrici che l’amare autenticamente porta con sé. Ma cosa ne guadagneremmo se non aver perso noi stessi e la nostra vita? Infatti solo nell’amare possiamo realizzarci e guadagnare assai più e meglio del “mondo intero”. Non amare è perdere tutto, rovinando noi stessi e gli altri!
Trasforma allora, Signore, la nostra aridità d’amare nell’anelito dell’Amore, come di terra arsa che brama e invoca l’acqua dal cielo.
Donaci l’insonnia dell’anima che viene a cercarti bel prima dell’aurora così da trovarti e seguirti per imparare da te l’arte d’amare.
Amare senza paura di perdersi perché chi perde in Amore, vince.
Forse – anzi certamente – consumeremo tutto di noi, come un fuoco divorante, ma avremo scaldato altri e illuminato il mondo con quell’Amore che è la nostra stessa ragion d’essere.

Amen