Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Parola del Signore
Cosa è giusto domandare, Signore?
Per Salomone forse fu facile chiedere la saggezza del cuore; lui ebbe la possibilità di vedere “apparire in sogno, Dio” stesso (cfr. 1Re 3,5.7-12). Ma oggi è diventato persino arduo “sognare”, tanto la realtà ci ha reso disincantati se non delusi o, peggio, cinici. E perché non sogniamo e, non sognando, non vediamo più apparirci il futuro che, inequivocabilmente, è sempre e solo Dio?
Probabilmente perché – a differenza di Salomone – quando abbiamo la possibilità di “domandare”, ci ritroviamo a chiedere solo per noi stessi. Ma, nel chiedere per sé, non c’è amore e dove non c’è amore può incontrarsi Dio? Non credo, se Dio è amore!
Chiediamo di pancia, secondo i nostri bisogni, invece di chiedere di cuore secondo quanto possiamo essere per il bene di chi ci sta accanto o, meglio – come per il saggio re -, per chi ci viene affidato. Ci è cresciuto il pelo sul cuore, più che nello stomaco…un pelo duro e incrostante peggiore di una corazza.
Allora, o Maestro, donaci anzitutto di “saperti ascoltare” per saper disincrostare il cuore e tornare ad averlo docile, capace di distinguere il bene e il male per se e per gli altri…un cuore che sappia discernere.
Tu donacelo e, al contempo, dacci la grazia di riceverlo, sapendolo chiedere.
E come poterlo fare, Signore?
Confidando in noi stessi? Nelle nostre possibilità o risorse? Siamo fragili e incostanti!
Lo possiamo solo ricordando che “tutto concorre al bene di coloro che sono amati da Dio”; ricordando che tu ci hai amati e scelti (cfr. Rm 8,28-30). Un cuore docile è un cuore che si sa amato, si sente amato. Chi non si sente amato non può amare perché ad amare s’impara.
E come impararlo?
Alla scuola del Regno, entrando nella logica del Regno.
Comprendendo che il Regno è il tesoro che arricchisce la vita. Una vita povera d’amore, in fondo, che vita sarebbe?
Questo tesoro “capita”, accade, lo si trova quasi accidentalmente nel campo perché è “dono”. Eppure non ce se ne può impadronire senza la “responsabilità” di dover acquistare il “campo intero” per averlo a pieno titolo. Amore donato, gratuitamente; amore corrisposto, responsabilmente.
Ed è allora che ci accorgiamo che, in fondo in fondo, questo tesoro è quanto stavamo cercando – magari inconsapevolmente – come “perla preziosa” per cui valga bene la pena dar via tutto quello di cui ingombriamo la nostra esistenza, quel superfluo che ammantiamo di valore quasi fosse essenziale.
Concedici dunque, Signore Gesù, di lasciarci “pescare” continuamente dalla rete del Regno per comprendere veramente l’arte d’amare con cuore docile, capace di discernere, sapendosi amato e desideroso d’amare con la forza di creare legami – come nella rete, che raccoglie buoni e cattivi – senza escludere nulla e nessuno. Saremo discepoli sempre nuovi, pur custodendo quanto di antico abbiamo ricevuto come deposito di fede e amore.
Amen