XIV domenica tempo ordinario – anno A

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore

Finalmente, Signore, ti accorgi che spesso siamo così “affaticati e oppressi” che ci pare impossibile continuare il viaggio del tempo. La vita diviene gravata da situazioni o persone a tal punto che non sappiamo più dove stiamo andando e perché dovremmo “andare”!
Eccoti, allora, offrirci una soluzione che non elude la fatica e non misconosce l’oppressione: riposare in te e da te imparare!
Ma cosa?
Riposare nel tuo stesso modo di vivere, quello dell intimità col Padre. Una familiarità che tu sei venuto a farci conoscere per condividerla con te. Imparare dal tuo modo di essere, mite e umile. Sì, o Maestro, perché i piccoli, i semplici, i miti, gli umili sanno portare anche i “gioghi” della vita con dolcezza d’animo e i “pesi” con leggiadria di cuore. E come faranno mai?
Non confidando in se stessi, nelle proprie forze – assai esigue, se non addirittura inesistenti – ma cercando in te il sostegno e la forza. Per questo, i piccoli, i miti e gli umili sono veramente beati perché – non aspettandosi nulla – tutto accolgono con cuore grato e riconoscente!
Quante volte invece Signore, pur avendo molto, non sappiamo goderne per colpa delle nostre aspettative. Guardiamo a quanto ci grava piuttosto che custodire un animo grato!
E allora restiamo arrabbiati per le nostre frustrazioni, invece di trasformarle in occasione per mitigare l’orgoglio e vivere in mitezza di spirito. Rifuggiamo la mitezza, ritenendola una debolezza e lasciamo che la competizione, non la comunione, sia il parametro delle nostre relazioni. Quanta fatica, invece, che potremmo lenire condividendo i pesi gli uni degli altri, così come tu sei venuto a caricarti dei nostri.
Liberaci dunque, Signore Gesù, dal vivere secondo le nostre attese, i nostri complicati e complessi progetti e relazioni, per vivere della semplicità degli umili; come quest’ultimi impareremo da te la sapienza del conoscere e confidare nel “bene” che tu prepari. Facci riposare in te per saper dire come te, sempre e comunque, “grazie” al Padre!

Amen