Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Parola del Signore.
Se Eliseo doveva rallegrarsi, avendo compreso cosa aveva fatto di lui il profeta Elia, cosa non dovremmo fare noi, Signore, per esultare, nella consapevolezza di ciò che Tu hai fatto di noi: “liberati per la libertà”!
Come non dovremmo essere interiormente liberi dall’atteggiamento degli altri verso di noi – che ci accolgano o meno nella loro “città”, nella loro vita – piuttosto che nutrire quel risentimento che vorrebbe persino “incenerirli”, magari evocando un fuoco dal cielo…
Come non dovremmo evitare di divorarci a vicenda per meschine invidie e gelosie, volte a soppesare quello che fanno gli altri, piuttosto che misurare con la stadera l’amore che siamo disposti a donare col sudore della nostra fronte…
Come non dovremmo essere liberi a tal punto da procedere, risoluti, insieme a Te verso il fine, il compimento, della nostra esistenza, senza volgerci continuamente indietro a ciò che avremmo voluto essere col soddisfare i desideri della nostra “carne”…
Come non dovremmo essere liberi di quella libertà che non si lascia “imprigionare” dalle cose, dalle proprie “tane o nidi” sicuri, ma sà spiccare il volo, assieme a Te, verso l’unico luogo libero e liberante: il seno del Padre, il cuore di Dio, dove tutto ci è offerto e nulla “barattato”!
Come non dovremmo essere liberi dalla commiserazione per il passato, ormai morto, e protenderci verso il futuro che Tu sei, Signore della Vita!
Lasciare che ciò che è morto – sebbene ci sia stato caro – sia morto, lasciando ad “altri” la sua pietosa sepoltura: noi siamo i viventi che scelgono sempre la vita, perché scegliamo Te.
Come non dovremmo sentirci liberi anche dai nostri rapporti più cari che, talora, ci fanno anteporre cose “urgenti” alle cose “essenziali” liberi per abbracciare tutto ciò che troppo spesso releghiamo alla logica del “poi” invece che dell'”ora”.
Come non dovremmo sentire l’urgenza dell’amore libero e liberante che si gusta solo seguendoti.
E se Eliseo – per il dono ricevuto – sentì di dover sacrificare due dei suoi dodici buoi e darne ai poveri le carni da mangiare, cosa non dovremmo “sacrificare” noi? Cosa non dovremmo donare noi agli altri per un così grande dono ricevuto da Te?
Aiutaci a guardare sempre avanti a quello che Tu hai fatto e fai di noi, per essere discepoli dal “cuore grato” piuttosto che cristiani dal vivere “gravato”.
Donaci, Signore, non solo il tuo Spirito ma, soprattutto, la volontà risoluta di assecondare i desideri che, Lui, semina nei nostri cuori…saremo veramente liberi nell’Amore a tal punto da poter dire, con Sant’Agostino, “ama e fa’ ciò che vuoi!
Amen