X domenica tempo ordinario- anno B

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Parola del Signore

Se difficile è comprendere, Signore, quanto più spesso è difficile essere compresi!
Neppure tu sei stato esonerato da questa esperienza umana, talora fra le più sgradevoli. Specialmente quando, pur facendo di tutto perché le nostre azioni rivelino il bene che vogliamo compiere e il buono che alberga il nostro cuore, veniamo sempre interpretati in modo malevolo da sguardi tutt’altro che benevoli. E quanto dolore ne scaturisce, o Maestro, particolarmente se proprio coloro che dovrebbero capire sono coloro che ci sono più vicini, più familiari.
Quel giorno dovesti provarlo tu pure. In fondo non si può che essere “fuori di sé”, se si mettono al primo posto gli altri da servire, da amare, anche a discapito di se stessi, dei propri sacrosanti bisogni essenziali come il mangiare, il riposare, il darsi tempo…
Si “è fuori di sé”, verissimo!
Che non lo abbiano capito i tuoi discepoli, di ieri come noi oggi, però resta il vero problema.
Che non lo abbiano capito i tuoi familiari che – rivendicando un diritto naturale basato sui vincoli di sangue – volevano avere la precedenza sugli altri, resta il problema.
Forse più facile da legittimare è il giudizio dei tuoi oppositori che, per partito preso – qualunque cosa tu facessi -, ne approfittavano per criticarti e screditarti. Non c’è nulla di più torbido e malevolo dell’occhio che cerca pretesti per attaccare gli altri o accusarli pur di discolpare o deresponsabilizzare se stessi, come nel giardino dell’Eden (cfr. Gen 3,9-15).
Ma tu, o Maestro, cosa hai fatto? Cosa insegni a noi, pur in queste circostanze?
Continuare ad agire nel fare il bene; annunciare la verità che fuga ogni menzogna e maldicenza, come quella degli scribi; stabilire vincoli nuovi fondati sulla comune ricerca della volontà di Dio; agire cercando sempre di essere illuminati dallo Spirito Santo perché – pur potendo sbagliare – la grazia del perdono può trasformare ogni cosa.
Donaci, Signore, una buona coscienza, una retta intenzione, una luce di grazia, una forza di perseveranza cosicché possiamo sempre guardare avanti, uscendo da noi stessi per volgerci verso gli altri, senza il timore di doverci “guardare le spalle” nella certezza che tu sei la nostra forza e salvezza (cfr. Sal 129/130). E da ultimo ma non per ultimo, concedici la benevolenza che sa vedere e scrutare sempre il bene compiuto dagli altri per accoglierlo senza preconcetti o pregiudizio.

Amen