Venerdì santo – In passione Domini 2022

Pregando la Parola

Eccoci tornati, Signore Gesù, come colpevoli sul luogo del delitto, rei d’ogni colpa, mondati per grazia poiché “il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto sopra di te (cfr. Is 53,5), per le tue piaghe siamo guariti”.
Siamo meritevoli di condanna, certamente, più di tutti gli uomini, noi tuoi discepoli, noi che abbiamo conosciuto “la grandezza, l’ampiezza e la profondità del tuo amore” e che ancora non abbiamo corrisposto a cotanta grazia. Noi che dell’amore non facciamo in parametro e la misura della nostra esistenza e, non amando, continuiamo a crocefiggerti nella carne nostra, come in quelli di tutti coloro che ci poni accanto perché li amassimo come fratelli e sorelle. Signore, abbi pietà!
Tuttavia siamo qui ancora una volta, pronti a ritornarvi mille altre ancora se necessario, non per laceraci le vesti e tanto meno il cuore, ma per volgere lo sguardo al tuo cuore aperto per accoglierci e dissetarci di te.
Siamo qui, sapendo che ben puoi comprendere ogni nostra infermità, essendo stato provato tu stesso in ogni cosa.
Siamo qui per “accostarci al trono della grazia, la croce, con piena fiducia non nelle nostre possibilità di essere migliori ma nella tua misericordia capace di renderci tali ed essere aiutati nel momento opportuno” (cfr. Eb14,16). Questo è il momento opportuno, questo il momento favorevole, questo il giorno della salvezza, questa l’ora della grazia che dischiude a noi pure la porta del Cielo. Quel Cielo per noi irraggiungibile, o meglio precluso, se non lo avessi attraversato tu per primo, portando con te le nostre debolezze e incertezze.
Siamo qui perché tu possa effondere su ciascuno di noi, membra del tuo corpo, la Chiesa, un alito di grazia, un soffio del tuo Spirito, un rivolo d’Amore che hai riversato sul mondo, una volta per sempre, dall’alto della tua croce.
Effondi il tuo Spirito perché non sempre “sappiamo cosa cerchiamo” in questo continuo venerdì santo della storia.
Perché spesso, come Pietro nel giardino, reagiamo a chi non vuole “ascoltare e credere al nostro annunzio” – come detto da Isaia – tagliano l’orecchio dei nostri detrattori piuttosto che servire la verità con la carità delle azioni.
Effondi il tuo Spirito perché, senza, non avremmo altro modo che rinnegarti alla prima occasione propizia, al primo momento in cui il freddo dell’anima ci farebbe cercare un bivacco improvvisato presso il cuore di chicchessia.
Effondi il tuo Spirito perché, in fondo, è più semplice ragionare con le logiche religiose di Caifa piuttosto che lasciarsi condurre dai moti della fede. Ci è più agevole un dio che premia i buoni e punisci i cattivi, piuttosto che un Padre misericordioso nel far sorgere il suo sole sui buoni, che lo meritano, tanto quanto sui cattivi e gli ingrati. Te lo confessiamo, o Maestro, ci sarebbe più comodo un dio a nostra misura, funzionale ai nostri schemi e schieramenti, pure ecclesiali. Ma lo Spirito scompagina i piani, sconvolge le attese, rivoluziona gli orizzonti…sarà perché o l’amore è creativo o amore non è.
Effondi il tuo Spirito perché, novelli Pilato, cerchiamo sempre e comunque di salvarci la faccia se non la “poltrona”, pure a prezzo di sangue; non nostro, ovviamente, ma quello degli altri. Vogliamo trovare vie di scampo alle nostre assunzioni di responsabilità perché questo mondo – la nostra casa comune – sia migliore di come l’abbiamo resa, vivendo da aspiranti Caino. Sarà per questo che continuiamo a preferire Barabba al tuo posto!
Effondi il tuo Spirito perché persistiamo nel giocarci a sorte, attribuendo all’altro la colpa, quella tunica che è simbolo d’unità. Insistiamo nella fatalità degli eventi quanto dovremmo realizzare con la fattività del nostro impegno, sapendo fare anche un passo indietro purché se ne facciano due avanti per il compimento di quell’unità che sancisce la pace. Effondi il tuo Spirito perché smettiamo di lacerare il mondo con guerre fratricide che iniziano nel poco e si propagano nell’annichilimento del molto.
Effondi il tuo Spirito perché, pur trovando in tua Madre un conforto e un rifugio, ancora non ne abbiamo fatto il modello di maternità del nostro essere Chiesa.
Effondi il tuo Spirito perché ancora non abbiamo compreso la sete vera, perseverando nel cercare sorgenti che, in realtà, inaridiscono o, peggio, creandoci cisterne screpolate che non contendono acqua. Perdonaci perché, lontani da te, non solo amareggiamo la nostra esistenza ma non sappiamo offrir altro che aceto.
Effondi il tuo Spirito perché non ci contentiamo mai di una vita che un giorno possa dirsi semplicemente conclusa, finita, ma desideriamo una vita compiuta, come la tua.
Effondi il tuo Spirito perché non lesiniamo nulla nel dono di noi ma siamo disposti a lasciarci aprire non solo il cuore ma persino l’anima affinché ognuno possa trovarvi alloggio.
Effondi il tuo Spirito perché sappiamo volgere a te il nostro sguardo e credere che pure sepolto nei più recessi anfratti dell’anima nostra, tu sarai in grado si rovesciare la pietra e farci risorgere con te.

Amen