Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Parola del Signore.
C’è sempre una terra di confine, da qualche parte nel mondo, dove la chiarezza del vivere, dei costumi, o del linguaggio non sono cosi definite…una lingua di terra ove si è più soggetti alle incursioni “straniere” e alle umiliazioni che possono derivarne.
Questa terra di confine è avvolta spesso nel buio dell’incertezza, nella tenebra dell’indefinito e dell’indefinibile. Questa “terra” geografica è anche paradigma di una zona interiore, esistenziale che inabita il confine tra corpo e anima, mente e cuore, umano e divino…
In questa terra – così spesso lacerata e divisa intorno a noi perché lo è dentro noi – occorre che risuoni la parola di speranza che da Isaia giunge fino a noi: la luce verrà, sorgerà, e porterà la gioia, moltiplicherà la letizia!
Quale gioia, quale letizia?
Quella della fine della lacerazione, della divisione, della contraddizione, dell’incerto, e l’inizio di un regno di condivisione, di unità, di riconciliazione attorno a noi proprio perché germogliata dentro ciascuno di noi.
Per questo, Signore, inizi la tua missione annunciando il regno e chiamando uomini a popolarlo, come tuoi discepoli.
Cominci con dei “pescatori” perché occorre gettare le reti che uniscono gli uomini tra sé, come novelli pesci nella barca della Chiesa. Cominci non chiedendo loro, come neppure a noi, di fare cose straordinarie ma di continuare a fare ciò che sanno fare, non più per se stessi ma a servizio del regno.
Pescatori di uomini, per unirli tra loro con l’unirli a Te!
Donaci, Signore, di rispondere ogni giorno a questa tua chiamata alla sequela, al servizio, alla missione dell’unità nell’Amore…
Rendici consapevoli che il nostro più grande peccato – quello che confuta la nostra vera identità – è lo scandalo delle “divisioni” tra noi. Sì, perché queste ci fanno ripiombare nell’ombra di morte e nella terra tenebrosa come se non ti avessimo mai incontrato e conosciuto.
Aiutaci a testimoniare col nostro parlare, agire, amare che noi siamo tuoi, Signore Gesù; di Te che hai dato la vita per ognuno di noi, perché potessimo accedere al tuo regno di unità, pace e gioia!
Amen