III Domenica di Quaresima – anno A

Pregando la Parola

Gerusalemme, 11 marzo 2023

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore

“Se tu conoscessi il dono di Dio” dicesti alla samaritana, Signore; “se voi lo conosceste”, sembri ripeterlo a noi oggi, come potremmo non chiederti di darcene.
Come poteva conoscerlo quella donna straniera, segnata dalla sua storia personale in cui, bramosa di essere amata, aveva avuto cinque “mariti” senza, probabilmente, averne trovato neanche un poco? Aveva cercato l’amore e invece di trovarne, passando attraverso l’aver cinque mariti, finì col restarne assetata, con cinque uomini che l’avevan solo posseduta.
Come poteva conoscerlo lei, che portava il “fardello” del giudizio degli altri, venendo conosciuta e additare, magari, come una “poco di buono”, nel villaggio per la sua condotta di vita? Quanto doveva gravare sul cuore quella esperienza di vita, tanto da spingerla in modo inconsueto ad attingere al pozzo: sola e nell’orario del giorno sicuramente meno opportuno e non solo desueto.
Come poteva intuirlo lei, tutta preoccupata di sé, nell’incontrare uno straniero che domandava un sorso di acqua?
Come possiamo conoscerlo noi che siamo diventati stranieri a noi stessi, molto più che gli uni agli altri?
Come comprenderlo, se siamo talmente concentrati su noi stessi da dimenticare che solo nell’incontro con gli altri capiamo chi siamo?
Moltitudini isolate che procedono in ordine sparso; inopportuni nei modi e inefficaci nei frutti.
Come possiamo conoscerlo noi che tanto spesso, piuttosto di anelare l’amore in realtà desideriamo il possesso, se non peggio il piacere? Noi che chiamiamo amore cose che amore non sono, come possiamo conoscere il dono di Dio?
Come potremo conoscerlo così da desiderarlo e, desiderandolo, poterlo ricevere?
Come avvenne per quella Samaritana: lasciandoci incontrare, facendoci intercettare, nella sete che abbiamo e che ci porta ad ogni tipo di pozzo; potendoci confrontare e, infine, consentendoti di rivelare chi siamo davvero. Infatti, se quella donna vide solo un uomo affaticato dal viaggio in terra di Samaria, noi abbiamo visto la fatica del tuo viaggio, Figlio di Dio, nei nostri panni della nostra condizione umana. Lei ti vide affaticato per le polverose strade di quella terra; noi ti abbiamo visto affaticato e impolverato sulle strade del mondo, pronto a darci da bere assumendo la nostra stessa sete. Lei ti vide al pozzo di Giacobbe, a noi ti rivelasti pienamente sull’altura del Cranio. Tu le chiedesti di darti da bere, e lei ricevette il dono della fede; a noi dicesti di aver sete – ricevendo in cambio solo amarezza – sulla cima del Golgota, e noi fummo abbeverati dell’acqua viva della Grazia, dono dello Spirito sgorgato dal tuo fianco squarciato sull’alto della croce.
Come possiamo dire di non conoscere il dono di Dio dopo aver contemplato un simile mistero d’amore, che s’è offerto in modo incommensurabile?
Donaci, o Maestro, di non continuare a mentire a noi stessi, voltando altrove lo sguardo; mentire, col rifiutare di ascoltare “tutto ciò che abbiamo fatto” senza di te; mentire, occultando la verità di cosa abbiamo reso la vita lontano dal Padre; mentire, non confessando che abbiamo bisogno del tuo dono per essere autenticamente dono d’amore per gli altri.
Aiutaci a non continuare “a costruirci cisterne screpolate che non contengono acqua”, piuttosto che attingere a te sorgente di vita nuova.
Concedici una volta per sempre, abbeverati al tuo costato, di bere del tuo Spirito per sentirlo sgorgare in noi come fonte per quanti incontreremo assetati d’amore lungo le polverose strade dell’esistenza.
Ricevendo il tuo dono, ne avremo inebriata la vita col divenire, al contempo, dono per gli altri.

Amen