II domenica tempo ordinario – anno B

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Parola del Signore

Abitare, Signore, questo è il segreto!
Quanti luoghi abitiamo senza, probabilmente, abitarne nessuno, perennemente stranieri perché estranei a te e, così, estranei a noi stessi e agli altri. Non conosciamo te e, perciò, non ci conosciamo e non ci lasciamo conoscere nella verità di quel che siamo!
Stranieri, siamo stranieri a tutti…
Samuele abitava il tuo tempio e non ti conosceva. Perché? Perché non aveva mai ascoltato la tua voce.
Quale grande pericolo: abitare il mondo, abitare la vita, abitare il tempo e persino la Chiesa, senza “ascoltare” te e, cosi facendo, non ascoltar nulla e nessuno. Ma come imparare a conoscerti, ascoltandoti; saper ascoltare, abitandoti? Fissando lo sguardo su te che passi nella nostra vita!
Si, perché tu passi, sempre: nelle situazioni, nelle circostanze, nelle persone, nelle voci che popolano pure le nostre notti, ma, in tutte queste cose, occorre “fissare” lo sguardo sull’essenziale e scorgere che – dentro e dietro ogni apparenza – ti celi tu, che ci dai appuntamento in un’ora precisa della vita per mutare la storia e la realtà nostra. Mutarla a tal punto da cambiarci persino il nome come facesti con Simone, figlio di Giovanni.
“Maestro, dove dimori?”
Venire e vedere; vedere e restare tutto il “giorno”, tutta la vita…
Questo il percorso da intraprendere perché, abitando dove tu dimori, conoscendoti e ascoltandoti, saremo in realtà abitati da te; trasformati, grazie a te, in “pietre” vive del tempio del tuo corpo e, così, divenire noi stessi tempio del tuo Spirito.
Allora abitando con te o, meglio ancora, abitandoti, saremo abitati da te come sacrario dello Spirito, come ci ricorda oggi S. Paolo. Infatti solo lo Spirito, solo l’Amore ci trasforma senza umiliarci; ci trasfigura senza sfigurarci; ci permette di abitarlo lasciandocene abitare e ci abita abitandolo! E, meraviglia vera, pure gli altri abiteremo veramente, lasciandoci abitare; ci conosceremo reciprocamente, ascoltandoci e accogliendoci per quello che siamo.
Donaci perciò inquietudine per cercarti; occhi per vederti e orecchi per ascoltarti; coraggio nel seguirti e fedeltà nel restarvi; familiarità nell’abitarti e passione nell’annunciarti a quanti ancora non sanno trovarti, Messia della storia e per la vita.
Saremo all’unisono con te, Signore, palpito dell’Amore, nel tempo e per l’eternità!

Amen