Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore.
“Non hanno vino”!
Accorato appello di una sensibilità tutta materna, Signore, quella di tua Madre, la nuova Eva, che, sollecita, si accorge non solo che “qualcosa” di importante manca ma, al contempo, è capace di sapersene far carico.
Potendo lei risolvere la situazione?
Niente affatto.
Sapendo ricondurla all’unico che avrebbe potuto farlo: tu, o Maestro!
“Non hanno vino”, manca la gioia.
E come può esserci una festa senza gioia; come si può vivere una vita che sia una festa, se viene a mancare la gioia? Non si può.
Eppure, nonostante tutto quello che oggi abbiamo, pure a noi, Signore, manca spesso la gioia, l’entusiasmo che può rendere davvero la vita una festa. Abbiamo tutto ma ci manca l’essenziale; per questo siamo maledettamente tristi. Forse illudiamo noi stessi, cercando ciò che potrebbe renderci almeno allegri: giullari e saltimbanchi di un corteo più funebre che nuziale.
Che fare? Dove trovare il vino della gioia? Ma, ancor prima, come allertare i convitati che manca questo essenziale?
“Non hanno vino”!
Chi se non Colei, di cui tua Madre è modello e figura, dovrebbe far questo: la Chiesa? Noi, che siamo la tua Chiesa!
Donaci, allora, la solerzia sollecita della maternità che si accorge di ogni necessità, prima che altri se ne siano già potuti rendere conto.
Aiutaci a vedere ogni situazione, dentro e attorno a noi, in cui non c’è gioia ma lacrime, delusione, sfiducia, disperazione, angoscia…
Donaci occhi per vedere e cuore per comprendere che non sta nelle nostre possibilità tramutare una vita gravata in una grata, gioiosa di essere vissuta, ma nel saper ricondurre tutto a te, anzitutto, Signore della vita.
Così fece tua Madre: intercedette presso di te, ma non solo. Esortò pure coloro per la cui fiducia, tu avresti compiuto il miracolo. Si, o Maestro, perché se i servi non avessero accolto la parola di tua Madre, corrispondendole con fiducia, non sarebbe accaduto il miracolo. Certo, lo facesti tu, spinto da tua Madre; ma esso si realizzò per la fede dei servi che, obbedendo, attinsero acqua e la porsero al maestro di tavola convinti che sarebbe diventata vino.
Questo è il vero miracolo: Dio che, pur potendo, non vuole prescindere dalla collaborazione dell’uomo. Forse questo è il miracolo che fa sgorgare la gioia nell’ordinarietà della vita: poter partecipare dell’opera creatrice di Dio.
Tuttavia, viene da chiedersi, con quale autorità, tua Madre, poté esortare i servi all’obbedienza? E, d’altro canto, perché obbedirono questi servi, fidandosi senza batter ciglio, al suo comando materno?
Maria poté chiedere di obbedire perché, prima che Madre tua, Ella fu serva obbediente alla Parola del Padre. Lei per prima è modello di obbedienza e, per questo, può esigerla dai servi.
Ed i servi obbedirono perché videro, in tua Madre, la credibilità di Colei che “aveva creduto alla Parola del Signore”.
Donaci Signore Gesù, pertanto, non solo la solerzia di tua Madre nell’intercedere, ma pure l’autorevolezza nell’esortare ad aver fede, obbedendo alla Parola, con la credibilità della nostra stessa vita di servi. Allora saremo anche noi, Chiesa, veramente una Madre a servizio dell’umanità!
Amen