I domenica di quaresima – anno A

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore.

Quanti sono i deserti che l’uomo è chiamato a percorrere per raggiungere la “terra promessa” della sua libertà, Signore, quella in cui poter compiere ciò che è chiamati ad “essere” piuttosto che fare ciò che si vuole?
Il deserto delle difficoltà quotidiane; il deserto dell’abbandono e della solitudine; il deserto del dolore e quello della prova, della tentazione; il deserto dell’aridità interiore che fa anelare, struggenti, una nuova opportunità di vita.
Eppure nessuno di essi – sebbene ci vedano alternativamente e ripetutamente percorritori solitari – può darci la grazia della conversione, che in questo tempo favorevole della quaresima ci offri. Infatti occorre entrarvi non da soli ma con te, o Cristo, sotto l’azione dello Spirito. Si, perché questo deserto, che si dischiude innanzi a noi, è quello di un nuovo esodo nel quale tornare a sentire l’amore di Dio che ci vuole attirare a sé, parlando al nostro cuore (cfr. Os 2,16).
È lo Spirito a spingerci nel deserto dell’aridità, che vince l’autosufficienza orgogliosa del giardino perduto dell’Eden; difatti, possiamo vivere nella serena consapevolezza che non bastiamo a noi stessi, che non siamo signori di niente se non viviamo nella Signoria di Dio, solo quando tutto ci vien meno. Nella precarietà della nostra umana condizione, esposti e vulnerabili alle difficoltà della vita, possiamo riconoscere la nostra realtà di creature, non dovendo mentire né a noi stessi né agli altri. Possiamo riconoscere umilmente di essere polvere della terra “impastata” dalla creatività divina ed animati dal suo alito vitale, pur restando poveri vasi d’argilla che contengono un tesoro incommensurabile. Creature tratte dal fango, pur essendo fatti di Cielo!
In questa verità non avremo paura, Signore, delle nostre nudità, retaggio del peccato, ma sapremo accoglierle come opportunità per lasciarci rivestire dalla grazia dell’uomo nuovo, di te, Cristo Gesù.
Nel deserto, tacitato il clamore assordante del mondo che distrae dall’essenziale, potremo distinguere l’insinuante voce del sospetto, propria del maligno, dalla voce dello Spirito, che fa rinascere la fiducia filiale e obbediente che sono proprie di te, Maestro.
In questo deserto, alla tua sequela, con le sole “armi” della grazia che ci viene offerta con la vita nuova, potremo affrontare il buon combattimento della fede contro ogni plausibile tentazione del Nemico, il quale farà leva proprio sulle nostre debolezze come sulla tua fame, Gesù, dopo quaranta giorni di digiuno.
Allora, Signore Gesù, conduci benigno anche noi, assieme a te, nel cammino del deserto quaresimale verso la libertà dei figli di Dio: libertà dalla diffidenza e dalla paura, per vivere nella fiducia di chi si lascia condurre dal soffio dello Spirito e non dal proprio “io”
libertà dall’avidità del possesso che apparentemente appaga, per sentire l’anelito di sfamarsi d’ogni parola che esce dalla bocca di Dio;
libertà da ogni necessità di cercare “prove” all’amore di Dio, magari tentandoLo con un segno miracoloso dal cielo;
libertà dall’amore per il potere – giustificato da chissà quali buone intenzioni -, per vivere del potere dell’amore, anche quando esige di passare per la via stretta della croce piuttosto che per quella facile delle nostre logiche.
Saremo, con Te, creature nuove, ricreate a tua immagine di Figlio amato.

Amen