Pregando la Parola
+ Dal Vangelo secondo Luca
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
Si ricomincia, Signore, un nuovo anno liturgico e, il rischio, è quello di ripetere le solite cose, percorrere i medesimi passi, reiterare le stesse consuetudini, che di “nuovo” hanno ben poco. Il tempo passa, scorre via, eppure ne vorremmo sempre di più. Affamati di eternità, ci lasciamo appesantire dai giorni.
Nonostante ciò abbiamo veramente bisogno di qualcosa di nuovo da “sentirci dire”, da poter attendere, da realizzare come una speranza certa. Abbiamo bisogno di sapere che non siamo in balia delle tempeste della storia; di riconoscere che il fragore degli accadimenti – spesso segnati dal male – potranno pur essere irruenti nel richiamare la nostra attenzione, ma non sono certo più forti del bene. Abbiamo bisogno di vedere, oltre l’apparire, che tu realizzi le promesse fatteci ed anche dai “tronchi recisi” delle nostre storie frustrate, puoi far germogliare nuovamente la vita.
Abbiamo bisogno di toccare con mano che possiamo non lasciarci immobilizzare dalla paura, angosciare dal dubbio dell’imprevedibile, e neppure terrorizzare per l’evidente sconvolgimento quotidiano di un mondo costantemente in corsa per il suo progresso tecnologico.
E come potremmo esserlo noi, tuoi discepoli, mentre tutti i popoli sono preda dell’ansia?
Perché noi possiamo contemplare la tua venuta dentro questa storia, pur sconvolta dall’arroganza del male.
Sebbene gravati dal peso degli accadimenti, noi possiamo avere la forza di sollevare il capo e sentirci liberati. Perché?
Perché non ci lasciamo appesantire il cuore, affannandoci dietro cose che hanno poco conto giacché destinate a finire. Perché non ubriachiamo il cuore con cose effimere, per eludere il senso della precarietà della condizione umana. Perché non lo dissipiamo rincorrendo l’urgente e perdendo di vista l’essenziale, che resta per sempre.
E come potremo farlo?
Se il nostro cuore sarà innamorato…innamorato di te, Signore!
Solo chi ama, infatti, trasforma l’abitudine in novità, l’inquietudine in attesa, l’insonnia in veglia.
Solo chi ama sta attento “a se stesso” pur di non perdere l’amato, smettendola di guardarsi attorno per giudicare gli altri. Incurante di tutto, cura ogni cosa per chi ama.
Donaci, Signore, questo cuore innamorato, perché ogni cosa sia sempre nuova, nulla sia gravoso, tutto sia libero dalla paura e leggiadro nella grazia.
Concedici di palpitare ancora nella certezza, emozionante, che per quanto possiamo desiderarti o meno, tu ci desideri assai più di noi; che per quanto possiamo camminare o incespicare verso la fine, tu ci corri incontro come il fine ultimo d’ogni umana attesa; che seppure non aspettiamo più nulla, malati di deprimente disillusione, tu attendi noi con piena e vigorosa speranza.
Maranathà, vieni Signore Gesù.