I Avvento – anno A

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore.

Quanti affanni, Signore, quante preoccupazioni ingolfano la nostra vita depauperandola del significato profondo della stessa esistenza. “Mangiamo, beviamo; prendiamo moglie, prendiamo marito” ma abbiamo smarrito il senso del perché lo facciamo. Vigiliamo sui beni accumulati e dimentichiamo il Datore dei beni. Siamo talmente affogati dalle cose da fare, epidermiche, che gravano sulle nostre giornate – che prima o dopo avranno fine – da trascurare il fine ultimo a cui tutto andrebbe, sapientemente, condotto.
Abbiamo lasciato che la stanchezza ci fiaccasse lo sguardo, scivolando in un torpore ben più grave del sonno, cosicché non cogliamo il tuo venirci a visitare nel momento presente, figuriamoci nel tempo futuro.
Ben venga, allora, questo tempo di grazia dell’Avvento a ricordarci non solo che passa la scena di questo mondo – che questo mondo stesso, così come lo conosciamo, finirà – ma soprattutto che questo mondo, e noi con esso, siamo chiamati a volgerci verso il fine…verso te, Signore della vita e della storia.
Donaci, pertanto, la forza di restare svegli, di non lasciarci addormentare o meglio anestetizzare dalla preoccupazione per le cose che passano, sprecando il tempo che tu ci concedi. Potremo restare svegli nella misura in cui sapremo “attendere” – ossia tendere verso, verso di te -, fuggendo la tentazione di aspettare supinamente ora questo ora quello per sentirci vivi. Sapremo vivere il tempo, piuttosto che finire coll’estinguerci per il semplice scorrere del tempo; quasi una consunzione senza alcuna maturazione; una fine, senza compimento del fine della nostra esistenza. Avremo modo di “comportarci onestamente” (Rm 13,13) non per rigore morale ma per anelito esistenziale, derivante dall’attenderti con fiducia e speranza perché già “rivestiti” di te, o Maestro.
Concedici di vigilare, soprattutto in questa ora buia della storia, non con la paura di chi teme il sopraggiungere del “ladro di notte” ma con la gioia trepidante di chi attende l’arrivo dell’amico fedele, che viene a partecipare la vita senza tramonto…immersa in Dio, origine e fine di tutte le cose.

Amen