Festa della Trasfigurazione – anno A

Pregando la Parola

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore

Quanto facili sono gli scivoloni, Signore, nella tua sequela!
Proprio come Simon Pietro è facile proclamarti nostro Salvatore e, subito dopo, voler dettare le condizioni di “come” voler essere salvati.
Quanto brucia a noi – quanto lo fu per lui – sentirti dire che ti siamo di scandalo se ragioniamo secondo gli uomini e non secondo Dio; se leggiamo la vita e la storia dal nostro esser creature di “terra” piuttosto che rimirarle dalla prospettiva del “Cielo”.
Ecco perché, assaporata l’amarezza del richiamo – come un padre fa col proprio figlio -, ci inviti a risalire con te verso l’orizzonte di Dio. Solo li, infatti, tutto può esser trasfigurato, anche il ruvido legno d’una croce insensata!
Salire sul monte, luogo dove ogni teofania è possibile perché avvolta dall’essenzialità del lasciare a casa quanto è inutile.
Salire sul monte perché, nel silenzio del distacco da quanto è frenetico e vacuo, si può ascoltare la tua voce.
Salire sul monte lasciandosi condurre con la docilità di chi s’affida, scevra dalla presunzione di voler sapere la strada e dettare i passi dell’andare.
Salire sul monte con la fraternità di chi va insieme, sapendo che nell’unità è la forza dell’arrampicata e l’anticipo della gioia condivisa nella meta.
Salire – per noi, oggi – con la certezza che non vi sarà croce che non sarà trasfigurata, se abbracciata con te.
Salire e lasciarsi rapire dalla Bellezza inattesa, quanto desiderata nell’inconfessabile desiderio, tanto che non si vorrebbe mai più tornare a valle.
Eppure non vi è dono che non esiga la responsabilità del donare, poi, a nostra volta; non v’è amore assaporato che non esiga lo sfamare d’amore; non v’è Tabor che non esiga l’andare a Gerusalemme.
Perdonaci, Signore, per tutte le volte che avremmo voluto arrestare il passo e non procedere fino alla fine col dono di noi stessi.
La nube dello Spirito ci avvolga perché, chiara, possiamo ascoltare la voce del Padre e seguirti fino a farci conformare a te in tutto, trasfigurati a tua immagine e conformati al tuo Amore.
Quante volte invece che trasfigurare continuiamo a sfigurare con la caparbietà del possedere piuttosto che del donare!
Abbi pietà di noi, Signore…
Se ancora troppo spesso vogliamo piegarti alla nostra volontà, non stancarti di rimproverarci, esortarci e infine chiamarci a salire con l’umiltà della fiducia, la forza della speranza e la semplicità del lasciarci amare, cosicché poter amare con l’Amor tuo: tutto si trasfigurerà nella Bellezza del Cielo.

Amen