36 giorno di “digiuno” – Veglia Pasquale

Con speranza, verso la Luce Pasquale

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Parola del Signore

È incontrovertibile, Signore Gesù, la realtà della tua tomba vuota; lo è stato anche per i tuoi oppositori di allora. Tuttavia è una realtà che lascia, fin dal primo istante, la libertà di pensare ciò che si vuole. Nei secoli, a quelle prime giustificazioni incongruenti dei “capi dei sacerdoti e degli anziani”, si sono aggiunte le più svariate e pittoresche ipotesi. Certamente, all’epoca, a nessuno venne in mente di azzardare – come sagaci scrittori, nei tempi a venire, han fatto – che forse eri “fintamente morto”. Essi c’erano, videro il tuo corpo straziato; i romani erano carnefici esperti nell’infliggere la più atroce agonia e morte. L’ipotesi maggiormente plausibile, ieri come oggi, era l ‘ “inganno” ordito dai tuoi discepoli col trafugarti dal sepolcro e spacciarti come “risuscitato”… Ipotesi credibile per spiegare la tomba vuota. Quello poco credibile è come, da subito, quei presunti ingannatori fossero disposti a morire per la loro impostura. La tomba vuota resta un dato di storia ma per saperlo interpretare occorre la fede, Signore Gesù, e questa non può prescindere dalla testimonianza credibile dei testimoni oculari che ti videro, t’incontrarono, risorto dalla morte. Certo a leggerli, gli stessi vangeli, raccontano il medesimo evento con sfumature e particolari spesso assai diversi; ma sappiamo bene che questo non dipese da fatti diversi, bensì dalla diversa sensibilità esegetica degli evangelisti, rispondente alle diverse comunità che erano destinatarie della narrazione di quegli eventi. Ciò che conta per noi, Signore, è il dato di fatto, la tomba vuota, e la fede per interpretarlo sulla base della testimonianza credibile dei discepoli, prime fra tutte quelle donne. Audacia, la tua, nell’affidare proprio a “donne” questo annunzio così sconvolgente. Donne, al tempo, neppure ammissibili come testimoni in un tribunale, nemmeno in un caso di morte, figuriamoci in questo caso unico e irripetibile di uno che la morte l’ha vinta! A chi dar credito? A delle donne? Pare sentirli i risolini degli uomini, d’allora come di oggi – maschilisti qual siamo pure nella società odierna -. Ma perché scegliesti le donne? Se davvero fosti tu a sceglierle… Già perché se è vero che fosti tu a mostrarti vivo a loro per prime, resta altrettanto vero che gli “uomini”, i discepoli, non si erano schiodati dal nascondiglio sicuro del cenacolo.
Le donne si alzarono presto, di buon mattino, quando era ancora buio, prima fra tutte Maria di Magdala. E i discepoli dormivano? Non sappiamo. Di sicuro il vangelo ce li dipinge spesso “addormentati”, e non solo fisicamente… Le donne erano “sveglie”. Sarà per il loro intrinseco legame con la vita, che le porta sempre e comunque ad “accanirsi” nel sostenere il frutto del proprio grembo. Quante donne, quante mamme, perseverano al capezzale dei loro “figli” pur di non arrendersi al dolore e alla morte. Sarà perché la dimensione “sentimentale” del loro amare, spesso scevra dal cinismo pragmatico di cui gli uomini sono sovente capaci, le porta a non volersi arrendere neppure davanti all’evidenza contraria. Quando si ama, si perde il sonno; quando si perde l’amato – o amata che sia – si è come morti e il tempo pare arrestarsi, la notte diventa interminabile, lo sa bene chi ha dovuto vegliare al capezzale di qualcuno imprescindibile per la propria vita… Non gli deve essere parso vero, a quelle donne, scorgere le prime luci dell’alba e poter uscire, incuranti anche delle ragioni che avrebbero potuto e dovuto farle desistere; prima fra tutte quella pietra inamovibile che ti separava per sempre da loro. Se lo chiesero: “Chi ci rotolerà via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Se lo chiesero e seppure la risposta era nota – “nessuno” – vennero lo stesso, portando oltretutto profumi per ungerti. Bellezza dell’amore che inquieta, rende insonni, irragionevoli spesso, ma vuol profumare persino la morte. Ovviamente, o Maestro, per orgoglio maschilista avrei preferito che primi fra tutti fossero venuti quei discepoli che ti eri scelto, ma “stavano chiusi al sicuro”. Dovesti raggiungerli tu, dentro al cenacolo, perché quelle parole delle Mirofore furono da loro scambiate per “vaneggiamenti” di donne. Di sicuro lo sapevano anche loro venendo via dal sepolcro, altrimenti non avrebbero provato, assieme alla gioia grande, anche il timore. Chi le avrebbe credute? A chi raccontare una gioia così grande e sconvolgente, mai udita? A uomini paurosi, nascosti, che fin dal primo istante della tua passione se l’erano data a gambe lasciandoti solo? Potevano non aver timore di questo doverti annunciare risorto, oltre, evidentemente, per la portata di un simile evento “divino”? Correvano e ti incontrarono! Per incontrarti, Signore risorto, non basta vegliare per amore, occorre imparare a “correre” sulla via della fede. Solo così la speranza si palesa e diventa realtà: ti strinsero i piedi. Ti adorarono.
Anche in questo gesto mi pare bello, Gesù, riconoscere una peculiarità delle “donne”. Nel vangelo sono loro a trovarsi spesso ai tuoi piedi; ai discepoli ti sei prostrato tu, col lavargli i piedi, cosicché capissero il valore salvifico dell’umiltà. Donaci, Signore, di saper annunziare la tua resurrezione con la credibilità della vita, di uomini o donne che siamo, ma di saperlo fare con la complementarietà della diversità di ciascuno. Donaci di saper fare delle nostre comunità un luogo dove carisma e istituzione non sono in competizione, ma sono due facce della medesima realtà. Donaci di valorizzare la vita di ognuno per amore di tutti, avremo la vera “salute” che tu stesso augurasti alle donne sulla via dal sepolcro al cenacolo.

Donaci il tuo amore, Signore: in te speriamo!
Amen