15° giorno di “digiuno”

Con speranza, verso la Luce Pasquale

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore

Lo confessiamo, Signore, senza ombra di dubbio: noi pure abbiamo bisogno di “vedere segni e prodigi per credere”. È la nostra povertà, il limite della nostra condizione umana. Non ci basta che cambi l’acqua in vino, l’ordinario in straordinario, l’abitudine in gioia, come nel primo miracolo a Cana di Galilea; abbiamo bisogno che torni una “seconda volta” a strapparci via il male, poiché ogni gioia, per quanto bella, è effimera se s’infrange contro le porte della morte. Dobbiamo continuare a vedere per credere. Perdonaci… Sappiamo che ne resti colpito e sconcertato, ma ci consola sapere che questo non arresta la tua mano nel compiere prodigi, nel fare miracoli. Come il funzionario ti imploriamo, ti supplichiamo: questa “febbre” malefica ci lasci prima che sia troppo tardi. Scendi non più da Cana verso Cafarnao, ma dai Cieli stessi e sanaci.Non lo meritiamo per la nostra fede ma lo chiediamo per la tua misericordia. Anche noi, forse, crederemo – di più o meglio, non saprei dirlo – come il funzionario del re e tutta la sua famiglia. O forse non avremo imparato nulla da tutta questa brutta storia, forse torneremo a dimenticare tutto troppo presto… Tuttavia a te, ora, chiediamo un atto di fede, una rinnovata fiducia in questa umanità immeritevole. Scendi, Signore, non tardare. E donaci di venirti a cercare per poi “tornare a casa” con passi nuovi della speranza e, constatare, che tutto è andato bene per la tua Parola che ha compiuto quanto promesso.

Donaci il tuo amore, Signore: in te speriamo!
Amen